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maggio 11, 2024

Politica Agricola UE ad alto impatto ambientale!
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#CambiamoAgricoltura: le proposte di modifica della PAC della Commissione UE non sono una semplificazione ma un attacco al futuro rendendo la nostra agricoltura meno resiliente di fronte alle sfide ambientali globali.

Con questa proposta sono vanificati i passi avanti a favore della natura e della protezione del clima compiuti negli ultimi venticinque anni.

Dopo la nuova deroga alle norme della condizionalità sugli spazi per la natura del regolamento della Politica Agricola Comune 2023-2027, la Commissione europea ha proposto un ulteriore indebolimento della protezione del suolo, della rotazione delle colture e dei pascoli con un pacchetto di ulteriori modifiche giustificate dalla “semplificazione” dei regolamenti europei e chiedendo la loro approvazione attraverso una procedura di urgenza.

Questa proposta di ulteriori modifiche verrà discussa domani nel Consiglio AgriFish. I capi di Stato e di Governo dell’UE voteranno la proposta nel corso del Consiglio europeo di oggi, mentre il voto in plenaria al Parlamento Europeo è previsto entro il mese di aprile.

Una procedura del tutto straordinaria che non prevede una valutazione di impatto, né un confronto con la società civile. Decisione ancora più incomprensibile considerata la consultazione proprio sul tema della semplificazione attivata dalla stessa Commissione nelle ultime settimane, i cui risultati sono attesi dopo l’estate, nonché il Dialogo strategico aperto proprio sui temi del futuro dell’agricoltura in Europa.

Per attirare l’attenzione dei decisori politici e del pubblico sulle carenze della procedura d’urgenza e sulla mancanza di legittimità della proposta della Commissione, le Associazioni europee BirdLife, Greenpeace, EEB e WWF, in coordinamento con ClientEarth, hanno inviato oggi una lettera alla Presidente Ursula von der Leyen. La lettera sottolinea il processo antidemocratico che ha portato alla proposta e la mancanza di vere giustificazioni dietro la pretesa della procedura di urgenza. Le Associazioni europee evidenziano inoltre l’impatto che le misure proposte avranno sull’ambiente e sul futuro dell’agricoltura. Alla luce di queste considerazioni, le Associazioni europee chiedono il ritiro della proposta e che qualsiasi futura iniziativa sull’agricoltura dell’UE rispetti i diritti democratici dei cittadini.

La Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura ribadisce al nostro Governo la richiesta di non sostenere lo smantellamento degli standard ecologici nella politica agricola, votando contro la proposta della Commissione. Sorprende che nella stessa settimana in cui risulta evidente che l’Europa è impreparata agli effetti crescenti del cambiamento climatico, la Commissione europea, senza nessuna valutazione condivisa, riduca le regole per implementare le poche misure rimaste nella PAC necessarie per promuovere la resilienza delle aziende agricole di fronte della crisi ambientale.

E’ urgente un confronto allargato su questo tema che non può essere limitato alle sole Organizzazioni agricole, perché il futuro dei sistemi agroalimentari interessa tutti i cittadini e non solo gli agricoltori. Purtroppo la nostra richiesta di avvio di un ampio dialogo anche a livello nazionale inviata nelle scorse settimane al Ministro Francesco Lollobrigida sembra essere caduta nel vuoto.” – commentano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura che concludono – “Questo pacchetto di riforme non solo riporterà la PAC indietro di oltre 25 anni ma danneggerà in particolare tutte quelle aziende agricole che hanno convintamente intrapreso la strada dell’agroecologia e renderanno tutto il sistema agricolo ancora più vulnerabile agli effetti della perdita di biodiversità e della crisi climatica”.

CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.

fonte: https://www.associazioneacu.org/politica-agricola-ue-ad-alto-impatto-ambientale/

maggio 10, 2024

Investimenti sostenibili: cosa dice la normativa e quali sono le prospettive
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L’art. 2 n. 17 del Regolamento (UE) 2019/2088 definisce come sostenibile «investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo ambientale, misurato, ad esempio, mediante indicatori chiave di efficienza delle risorse concernenti l’impiego di energia, l’impiego di energie rinnovabili, l’utilizzo di materie prime e di risorse idriche e l’uso del suolo, la produzione di rifiuti, le emissioni di gas a effetto serra nonché l’impatto sulla biodiversità e l’economia circolare o un investimento in un’attività economica che contribuisce a un obiettivo sociale, in particolare un investimento che contribuisce alla lotta contro la disuguaglianza, o che promuove la coesione sociale, l’integrazione sociale e le relazioni industriali, o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno di tali obiettivi e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governance, in particolare per quanto riguarda strutture di gestione solide, relazioni con il personale, remunerazione del personale e rispetto degli obblighi fiscali».

Il tema degli investimenti sostenibili deve essere inquadrato in quello più generale degli investimenti tout court in quanto il Regolamento (UE) 2019/2088 si limita a disciplinare specificamente l’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, intesi in senso ampio, intervenendo in particolare sulla trasparenza, sulle informazioni precontrattuali e sulla consulenza nel quadro di altri corpi normativi. Tali sono la Direttiva 2014/65/UE (MIFID II), relativa ai mercati degli strumenti finanziari, la Direttiva (UE) 2016/97 (IDD) sulla distribuzione assicurativa; a queste si aggiungono il Regolamento DLT Pilot e il Regolamento MICA che riguardano rispettivamente gli strumenti finanziari DLT e le cripto-attività (asset-referenced token comunemente definiti stablecoin, e-money token, utility token, tutte le altre tipologie di cripto-asset che non rientrano nelle tre precedenti categorie) nonché la Direttiva (UE) 2023/2673 sui contratti di servizi finanziari, bancari, assicurativi e di previdenza individuale stipulati a distanza tra professionisti e consumatori.

Il tema generale degli investimenti è complesso sia dal punto di vista economico, sia da quello normativo e lo è ancora di più quando si discorre di investimenti sostenibili, specie per coloro che non conoscono a fondo la materia.

QUALI RISCHI

Detta complessità discende dal fatto che in ogni investimento è immanente un rischio che non è sempre pienamente comprensibile da parte del consumatore. Com’è noto, i prodotti di investimento comportano l’impiego finanziario di un capitale a fronte di un’attesa di rendimento correlata al rischio sottostante. Siffatto rischio presenta due aspetti da considerare: quello economico dipendente dall’andamento dei mercati (influenzati da molteplici fattori come ad esempio la politica monetaria delle banche centrali, gli andamenti dell’economia reale, le catastrofi ambientali, i rivolgimenti sociali, le instabilità politiche di aree significative, le guerre) e/o delle attività dell’impresa emittente (ad esempio, scarse entrate, difficoltà congiunturali, crisi) che si riverberano sui rendimenti e anche sul capitale investito; quello giuridico connesso al tipo di prodotto finanziario acquistato, che può essere costruito in modo da mitigare o amplificare quello di mercato e dell’emittente con apposite tecniche (clausole di protezione totale o parziale del capitale, sua restituzione condizionata o subordinata, effetto leva ecc.). A tutto questo si deve aggiunge anche lo specifico «rischio di sostenibilità», definito dall’art. 2 n. 22 del Regolamento UE 2019/2088 come «un evento o una condizione di tipo ambientale, sociale o di governance che, se si verifica, potrebbe provocare un significativo impatto negativo effettivo o potenziale sul valore dell’investimento».

La disciplina italo europea che regola gli investimenti è dunque inevitabilmente caratterizzata dalla complessità e dalla elevata tecnicalità (in particolare, MIFID II e IDD recepite nel Testo unico della finanza e nel Codice delle assicurazioni private, oltre ai regolamenti delegati europei e a quelli della CONSOB e dell’IVASS). Per questo è importante conoscere almeno alcuni profili normativi più significativi che regolano le operazioni di investimento che il consumatore chiede agli intermediari assicurativi, finanziari e bancari.

LA NORMATIVA

A tal fine, occorre partire da alcuni punti essenziali della normativa. In primo luogo, occorre distinguere gli strumenti finanziari e i prodotti complessi dai prodotti misti assicurativi (PRIP – prodotti di investimento preassemblati -, IBIP – prodotti di investimento assicurativi collegati ad attivi sottostanti di vari rami -, PRIIP – prodotti di investimento e assicurativi preassemblati). Vi sono poi i prodotti finanziari sostenibili, ossia quelli che promuovono caratteristiche ambientali o sociali o hanno come obiettivo quello di produrre effetti positivi per l’ambiente e la società (considerando n. 21 del Regolamento 2019/2088).

Individuare in primo luogo la tipologia di prodotto in cui investire è molto importante in quanto le modalità di distribuzione cambiano proprio secondo il tipo scelto. In proposito, è opportuno evidenziare che la MIFID II, relativa ai mercati degli strumenti finanziari, reca la disciplina più risalente, mentre la IDD è più recente; a queste si sono aggiunti il Regolamento DLT Pilot, il Regolamento MICA e la Direttiva 2023/2673. Il modello di regolazione alla base della MIFID II e della IDD e delle normative più recenti è improntato sulle regole di organizzazione che conformano l’attività e sulle regole di condotta che normano la distribuzione, ma quello sulla distribuzione assicurativa è più evoluto e, pur se in parte, più efficace.

Le tutele per i consumatori (inclusi nella categoria più ampia dei clienti al dettaglio) che la MIFID II, la IDD e, a seguire, le altre normative approntano, sono di regola collocate sia “a monte” sul piano dell’organizzazione e delle procedure interne degli intermediari, sia “a valle” su quello della distribuzione dei prodotti.

Sul piano della organizzazione la MIFID II prescrive la governance degli strumenti finanziari e dei prodotti complessi, consistente in un’articolata procedura di creazione approvazione e revisione degli stessi che impone agli intermediari di crearli in modo da soddisfare le esigenze e corrispondere alle caratteristiche di un preciso target di clientela al quale sono destinati. Significativo è il divieto di vendere un prodotto a tipologie di clienti diverse da quella per la quale è stato creato. Anche la IDD prevede la governance del prodotto, chiamata Product Oversight and Governance (POG) dei produttori e dei distributori, e contiene una più puntuale descrizione del contenuto delle varie attività di creazione, approvazione, monitoraggio, testing e revisione. La policy prevede misure adeguate nel caso dei prodotti suscettibili di arrecare pregiudizio ai clienti e individua le modalità per gestire correttamente i conflitti di interesse che possono insorgere nella fase di design o sopravvenire nel corso della vita del prodotto. Questa previsione è sicuramente efficace ai fini della protezione dei clienti e segna un avanzamento della tutela rispetto a quanto previsto dalla MIFID II che invece non contempla almeno espressamente analoga prescrizione. D’altra parte, come già evidenziato, la MIFID II pone dei divieti di vendere i prodotti alla clientela diversa da quella di riferimento, mentre la disciplina assicurativa non prevede questo divieto.

Sul piano della distribuzione sono previste delle regole di condotta che, in tutti i settori dispongono in primo luogo le informazioni precontrattuali da fornire al cliente, ma con delle differenze. Ad esempio, per i prodotti assicurativi sono regolati il KID (documento contenente le informazioni chiave), il DIP danni, il DIP vita e l’IPID per gli IBIP; per gli strumenti finanziari le informazioni riguardano ad esempio il prospetto informativo nel collocamento e i flussi informativi in sede di valutazione di adeguatezza e appropriatezza, alle quali si aggiungono le regole di informazione per i prodotti sostenibili, volte a rafforzare la trasparenza.

IL CONTRATTO

In sede di stipula del contratto, in estrema sintesi, dovrebbe accadere questo. Per gli strumenti finanziari e i prodotti complessi sono previste la valutazione di adeguatezza in caso di consulenza e di gestione individuale di portafogli di investimento e quella di appropriatezza per l’erogazione degli altri servizi, tranne l’ipotesi di modalità di sola esecuzione degli stessi. La consulenza dunque non è estesa a tutti i servizi come pure la verifica dell’adeguatezza del prodotto al profilo del consumatore (obiettivi di investimento, sostenibilità delle eventuali perdite, situazione finanziaria). Al contrario, per i prodotti assicurativi è sempre imposto l’obbligo di valutare l’idoneità del prodotto a soddisfare i bisogni del cliente e prescritto l’obbligo di consulenza, con la relativa valutazione di adeguatezza, per i prodotti finanziari IBIP: in questo settore la tutela del consumatore è quindi più elevata.

Per i prodotti finanziari, previdenziali e assicurativi distribuiti a distanza la Direttiva 2023/2673 (che ha un campo di applicazione residuale) regola l’informazione precontrattuale introduce una innovazione rispetto al precedente regime, disponendo che i professionisti sono tenuti «a fornire al consumatore spiegazioni adeguate sui contratti di servizi finanziari proposti» in un ulteriore documento per consentirgli di valutare se siano adatti alle sue esigenze e alla sua situazione finanziaria. L’obbligo di fornire spiegazioni adeguate è previsto in una modalità particolare quando il professionista fornisce dette spiegazioni tramite strumenti online interamente automatizzati, quali chatbot, robo-advice, strumenti interattivi o mezzi analoghi. Per far sì che comprenda gli effetti che il contratto può avere sulla sua situazione economica, nella fase precontrattuale il consumatore deve avere la possibilità di ottenere gratuitamente l’intervento umano durante l’orario di lavoro del professionista. Regole in parte diverse e tutele più avanzate sono contemplate dal Regolamento DLT Pilot e dal Regolamento MICA in ragione delle peculiarità di queste negoziazioni online e dei prodotti offerti.

Queste sono dunque le protezioni che la disciplina pone a favore del consumatore in sede di distribuzione dei prodotti finanziari, assicurativi e delle cripto-attività.

LE CRITICITÀ

Questa disciplina così articolata e differenziata presenta delle criticità che vanno affrontate partendo dalla considerazione che, in ogni caso, l’educazione finanziaria non basta per consentire al consumatore di investire correttamente secondo le sue esigenze: è certamente di aiuto, ma non è sufficiente per effettuare scelte adeguate ai propri bisogni e obiettivi di investimento in ragione della complessità dei prodotti di cui si è discusso.

In primo luogo, si deve rilevare che oramai non si distingue più agevolmente tra mercato finanziario, assicurativo e bancario anche in ragione della commistione dei canali distributivi: occorrerebbe allora creare regole di comportamento analoghe per tutti i prodotti, limitando le differenze là dove giustificate dal principio di proporzionalità. Questo aiuterebbe maggiormente i consumatori a scegliere consapevolmente e a controllare se sono state rispettate, e in che modo, le tutele che la normativa gli offre.

In secondo luogo, occorre semplificare le informazioni precontrattuali sulla falsariga dei documenti precontrattuali assicurativi. Non dovrebbe essere così difficile creare dei documenti informativi standardizzati che contengano gli aspetti essenziali del prodotto offerto, magari prendendo a modello le «spiegazioni adeguate» introdotte dalla Direttiva 2023/2673.

In terzo luogo, la tutela del cliente in sede distributiva può essere più efficace se si ricorre sempre alla consulenza o almeno alla valutazione di adeguatezza ai bisogni del cliente da applicare a tutti i tipi di prodotti. In effetti, la valutazione di appropriatezza, attualmente di troppo larga applicazione, serve soltanto a verificare se il cliente ha le conoscenze sufficienti a comprendere il prodotto che acquista, ma non offre alcuna tutela reale relativa all’adeguatezza del prodotto alle proprie esigenze: pertanto, andrebbe eliminata.

Anche la consulenza presenta, tuttavia, degli aspetti critici, costituiti dal conflitto di interessi che spesso induce l’intermediario a raccomandare prodotti non del tutto adeguati agli interessi del consumatore, ma idonei a realizzare prioritariamente i propri. Questo problema impone una riflessione sul miglioramento delle norme sulla consulenza. Si potrebbe pensare di imporre una consulenza che sia sempre indipendente, nel senso che imponga all’intermediario di prospettare al consumatore un’ampia gamma di prodotti presenti sul mercato e tra questi scegliere quello più adeguato; nel contempo. si potrebbe implementare quella erogata da consulenti terzi rispetto agli intermediari. In alternativa, più radicale, si potrebbe addirittura prescrivere soltanto quest’ultima: il cliente chiede una consulenza ad un terzo e poi si reca dall’intermediario per acquistare i prodotti raccomandati.

In conclusione, la maggiore uniformazione della disciplina, la semplificazione delle informazioni precontrattuali e la generalizzazione della valutazione di appropriatezza e della consulenza indipendente e/o erogata da soggetti indipendenti potrebbero essere le linee di sviluppo da seguire per rafforzare la tutela dell’investitore consumatore in un mondo che è sempre più complesso e orientato verso la sostenibilità.

fonte: https://www.confconsumatori.it/investimenti-sostenibili-cosa-dice-la-normativa-e-quali-sono-le-prospettive/

maggio 07, 2024

L'Italia può conformarsi alla nuova normativa sull'energia verde dell'UE?

In una recente votazione, il Parlamento Europeo ha approvato il Net Zero Industry Act (Nzia), con l'obiettivo di far sì che l'Unione Europea produca internamente il 40% della sua domanda di energia rinnovabile e tecnologie pulite. Questa legge mira a rendere l'UE competitiva rispetto a potenze come gli Stati Uniti e la Cina nel settore delle energie rinnovabili e a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni.

La legislazione UE per incentivare la produzione di tecnologie verdi

L'Nzia è stato approvato con 361 voti favorevoli, 121 contrari e 45 astensioni, dimostrando un ampio sostegno all'iniziativa. Questa legge rappresenta il fulcro della volontà dell'UE di diventare un leader mondiale nella riduzione delle emissioni di gas serra e nella produzione di tecnologie pulite necessarie per affrontare la crisi climatica.

Secondo le direttive dell'Nzia, l'Unione Europea si propone di semplificare le procedure per l'approvazione dei progetti che aumentano la produzione all'interno del suo territorio, con l'intento di assicurare che la maggioranza di essi sia autorizzata entro un periodo di sei-nove mesi. Questa strategia è volta a stimolare gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili e a diminuire sia i tempi sia i costi associati alla realizzazione di iniziative eco-sostenibili, e potrebbe favorire una maggiore competitività tra i fornitori di energia.

Inoltre, le autorità pubbliche saranno tenute a basare le loro scelte di acquisto non solo sul prezzo, ma anche sulla sostenibilità e sulla riduzione della dipendenza dell'UE dalle forniture esterne. Questo potrebbe promuovere ulteriormente lo sviluppo e l'adozione di tecnologie verdi all'interno del mercato europeo, creando un ambiente più favorevole per le imprese che operano nel settore delle energie rinnovabili e contribuendo a ridurre il consumo energetico complessivo dell'Unione.

Tuttavia, raggiungere l'obiettivo del 40% della domanda interna di tecnologie verdi entro il 2030 rappresenterà una sfida significativa. Settori come quello fotovoltaico vedono ancora una bassa produzione europea, con i produttori locali che forniscono meno del 3% dei pannelli installati nell'UE. Sono necessari ulteriori sforzi e investimenti per garantire che l'Europa possa competere efficacemente sul mercato globale delle energie rinnovabili e raggiungere i suoi obiettivi climatici a lungo termine.

Voto sulla legislazione europea sulle tecnologie verdi

Quali sono le sfide per l’Italia?

Nonostante i progressi nel settore delle energie rinnovabili, l'Italia affronta ancora sfide nel raggiungere i suoi obiettivi di transizione energetica. Sebbene l'energia solare ed eolica abbiano registrato una crescita record, il recupero dell'energia idroelettrica dopo le siccità precedenti ha inflazionato i dati. Per raggiungere il suo obiettivo del 40% di elettricità da fonti rinnovabili entro il 2030, l'Italia deve aumentare la produzione eolica e solare del 17% all'anno, secondo il piano nazionale per l'energia e il clima. Tuttavia, la crescita attuale della capacità rinnovabile non raggiunge i tassi necessari per raggiungere questo obiettivo, indicando la necessità di maggiori investimenti e sviluppo nel settore.

Nonostante ciò, l'Italia sta avanzando verso un futuro più verde. L'aumento della produzione di energie rinnovabili è stato accompagnato da una diminuzione della produzione di combustibili fossili, segnalando un cambiamento positivo nel mix energetico del paese. Tuttavia, persistono ostacoli come i lunghi e complessi procedimenti di autorizzazione, che rendono difficile il rapido e efficace dispiegamento delle energie rinnovabili. Per sfruttare appieno il proprio potenziale verde, l'Italia deve affrontare questi problemi e continuare a investire in tecnologie e politiche che favoriscano la transizione energetica.

Il panorama energetico italiano e le opportunità future

Come sottolineato dal Direttore Esecutivo dell'AIE, Fatih Birol, il panorama energetico globale sta vivendo una trasformazione inarrestabile verso fonti energetiche più pulite. Questo trend non si manifesta soltanto nell'incremento dell'utilizzo dell'energia eolica e solare in Italia, ma anche nella crescita delle tecnologie complementari che favoriscono lo sviluppo delle energie rinnovabili. In questo contesto, Terna ha espresso apprezzamento per il ruolo svolto dalle interconnessioni, riconoscendole come strumenti essenziali per garantire l'efficienza e la sicurezza del sistema elettrico.

In conclusione, la legislazione dell'UE per promuovere la produzione nazionale di tecnologie verdi rappresenta un passo cruciale verso un'economia più sostenibile e resiliente. La transizione verso energie rinnovabili potrebbe ridurre i costi dell'elettricità e introdurre politiche tariffarie dinamiche. Inoltre, riducendo la dipendenza dalle importazioni, potrebbe garantire una maggiore stabilità dei prezzi dell'elettricità nel tempo. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di transizione energetica, l'Italia e gli altri paesi europei devono adottare misure aggiuntive per superare le sfide attuali e sfruttare appieno le opportunità future nel settore delle energie rinnovabili.

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/impatto-italia-nuova-normativa-energia-verde/

Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/impatto-italia-nuova-normativa-energia-verde/

dicembre 24, 2023

Perché acquistare casa a Roma ?


Roma, la Città Eterna, offre una molteplicità di motivi per considerare l'acquisto di una casa. Esaminiamo le ragioni che rendono Roma un luogo ideale per diventare proprietari immobiliari. Se prima di comprare casa, hai bisogno di vendere quella che già possiedi, il calcolo valore immobile online è possibile online con RealAdvisor in modo rapido, preciso e senza impegno. Utilizza dati accurati e avanzati algoritmi per una stima affidabile e dettagliata. Vediamo ora nel dettaglio le ragioni per cui è una buona idea acquistare un immobile a Roma nel 2024.

Storia e cultura uniche

La ricchezza storica e culturale di Roma è ineguagliabile. Acquistare casa in una città intrisa di antiche rovine, musei e arte rinascimentale offre l'opportunità di vivere in un autentico museo a cielo aperto. Ogni angolo di Roma racconta una storia millenaria che diventa parte integrante della vita quotidiana.

Roma incarna lo stile di vita italiano, caratterizzato da lunghe passeggiate nel centro storico, caffè all'aperto e cene nelle osterie. La qualità della vita a Roma è influenzata dalla sua atmosfera rilassata e dalla consapevolezza culinaria, offrendo un mix di piacere e relax in un ambiente unico.

Le imponenti strutture dell'antica Roma, come il Colosseo e il Pantheon, conferiscono alla città un'architettura iconica. Acquistare una casa a Roma significa vivere circondati da paesaggi indimenticabili, tra le vie strette di Trastevere e gli splendidi giardini di Villa Borghese.

Opportunità di Lavoro e crescita economica

Roma non è solo una destinazione turistica, ma anche un centro di opportunità di lavoro e crescita economica. Settori come il turismo, la moda e la tecnologia contribuiscono alla vitalità economica della città, offrendo prospettive di carriera e sviluppo professionale.

Roma vanta inoltre istituzioni educative di alto livello, tra cui università prestigiose e scuole internazionali. Acquistare casa a Roma offre l'opportunità di garantire un'istruzione di qualità ai propri figli, avvalendosi di istituti rinomati che arricchiscono il loro percorso accademico.

La vita notturna di Roma è celebre per i suoi bar accoglienti, locali alla moda e spettacoli culturali. Acquistare casa a Roma significa immergersi in una vita notturna vibrante, con possibilità di divertimento e intrattenimento per tutti i gusti.

Connessioni ed infrastrutture efficienti

Le efficienti connessioni e le infrastrutture di trasporto pubblico rendono facile spostarsi in città e esplorare le regioni circostanti. Roma è ben collegata sia a livello nazionale che internazionale, facilitando gli spostamenti e offrendo un'esperienza di vita dinamica e connessa.

Il mercato immobiliare a Roma è stabile e offre opportunità interessanti per gli acquirenti. Investire in una casa a Roma può rappresentare un solido investimento a lungo termine, con la possibilità di apprezzamento del valore immobiliare nel tempo.

Cultura Gastronomica

Roma è famosa per la sua cucina straordinaria e la tradizione gastronomica. Acquistare casa a Roma significa avere accesso a mercati locali, trattorie autentiche e ristoranti stellati, offrendo un'esperienza culinaria senza pari nel cuore dell'Italia.

La comunità romana è caratterizzata dalla sua accoglienza e diversità. Acquistare casa a Roma significa diventare parte di una comunità calorosa e aperta, con la possibilità di condividere esperienze e apprezzare la ricchezza delle relazioni interpersonali.

Roma offre un mix unico di storia, cultura, opportunità e stile di vita italiano. Acquistare casa in questa affascinante città significa abbracciare un patrimonio millenario e vivere in uno dei luoghi più affascinanti del mondo, dove ogni giorno è un'esperienza indimenticabile.

dicembre 12, 2023

Razzismo economico, il ruolo occidentale nei disastri ecologici mal gestiti in Africa.
Diverse aziende petrolifere europee hanno sfruttato il continente africano senza farsi troppi scrupoli sull’inquinamento, ad esempio esportando la cosiddetta “benzina sporca”. Oltre a questo, vi sono le gravi condizioni dei fiumi del Lesotho, della Tanzania e dell’Uganda, causate specialmente dai brand della moda e dalle grandi multinazionali

Incompetenza, perdite di tempo, mancanza di trasparenza e di pianificazione stanno caratterizzando le opere di bonifica nella regione nigeriana di Ogoniland, situata nei pressi del Delta del fiume Niger. Qui, per decenni, le compagnie petrolifere occidentali hanno svolto attività estrattive petrolifere compromettendo fauna e flora circostanti.


Il petrolio continua a fuoriuscire dai pozzi.

Ancora oggi, venticinque anni dopo che la britannica Shell ha chiuso gli impianti, il petrolio continua a fuoriuscire dai pozzi e dalle condutture inquinando le foreste, le acque dove i pescatori locali cercano di sopravvivere e diffondendo un persistente odore di benzene, dalle conseguenze nefaste, nell’aria. L’Ogoniland è diventata una delle regioni più inquinate della Terra e sembra che l’imponente piano di bonifica da 1 miliardo di dollari, finanziato dalla Shell è voluto dalle Nazioni Unite, non sia risolutivo.

Tra il 1976 ed il 1991 l’equivalente di oltre due milioni di barili di petrolio ha inquinato l’Ogoniland durante 2976 perdite. Si tratta di un doloroso esempio di impunità aziendale scontratasi con gli sforzi incessanti di individui ed attivisti che vogliono ottenere giustizia. Michael Karipko, membro di Environmental Rights Action, ha spiegato al portale Friends of the Earthquakes International che «il prezzo per la docilità mostrata dalle nostre comunità e dal Paese è stata la perdita di sovranità e indipendenza a vantaggio di multinazionali predatrici» e che «le nostre comunità non devono perdere l’abitudine di farsi sentire».

L’orrore di un paesaggio nero e senza vita.

L’orrore provocato dalla vista di un paesaggio nero e senza vita è un qualcosa che deve essere provato per essere compreso e non può essere descritto a parole. Il petrolio grezzo è una sostanza altamente infiammabile e ha effetti irritanti per gli occhi. In caso di esposizione prolungata ci possono essere danni agli organi, mentre l’esposizione ripetuta può provocare secchezza della pelle oppure effetti neoplastici. La sostanza ha effetti tossici per gli organismi acquatici con effetti a lungo termine per l’ambiente.

Il razzismo di natura economica, come ricordato in un editoriale del Guardian, ha spinto diverse aziende petrolifere europee, nel corso degli anni, a sfruttare l’Africa dal punto di vista economico senza farsi troppi scrupoli per quanto riguarda l’inquinamento. Un esempio è l’esportazione verso l’Africa della cosiddetta “benzina sporca”, contente concentrazioni di solfuro diverse migliaia di volte superiori rispetto ai limiti minimi accettati in Europa. In alcuni casi le aziende coinvolte si sono difese affermando che la pratica non è illegale, ma ci sono alcune evidenze che parlano chiaro. L’aria delle città africane è spesso molto inquinata, poco salutare e irrespirabile è tutto ciò provoca perdite di vite umane. Nel 2013, ad esempio, 20mila persone sono morte in Ghana a causa dell’inquinamento dell’aria e questo dato è riscontrabile anche in altre nazioni africane.

Il report della Water Witness International.

Un report della Water Witness International, organizzazione no profit operante ad Edimburgo citata da GreenMe, ha evidenziato le gravi condizioni in cui versano i fiumi del Lesotho e della Tanzania a causa dell’inquinamento provocato da alcuni noti brand della moda low cost. Le grandi marche sfruttano le regioni più povere del mondo, situate in Africa ed in Asia, per produrre capi di abbigliamento di qualità non eccelsa grazie alla manodopera a bassissimo costo e da rivendere poi in Occidente.

L’assenza di controlli ambientali ha fatto sì che i colori artificiali utilizzati per tingere i tessuti dei jeans inquinassero i corsi d’acqua. Nei pressi di un’industria tessile situata presso il fiume Msimbazi, che scorre nei pressi di Dar es Salaam in Tanzania, è stato riscontrato un valore di Ph pari a 12, equivalente a quello della candeggina, mentre un fiume in Lesotho ha assunto il colore del tessuto dei jeans.

In Uganda sta morendo il fiume Rwizi, la cui portata si è ridotta del 60 per cento, come ricordato dal National Environment Management Authority (Nema) all’agenzia Anadolou, a causa «delle strutture costruite lungo le rive e delle pratiche agricole, portate avanti nelle colline, che hanno dato luogo a frane». Sono stati riscontrati problemi di inquinamento lungo il corso del fiume, che hanno provocato ostruzioni. Tra i responsabili ci sono grandi industrie, importanti catene alberghiere ma anche la Coca Cola e i Birrifici Nile, parte di una società leader mondiale della birra quotata in borsa e con sede a Leuven, in Belgio. Le parti interessate hanno attuato interventi per ripristinare il bacino idrografico del fiume e i Birrifici Nile hanno eretto muri di gabbioni nel proprio stabilimento per stabilizzare le sponde del fiume ed impedire che i terreni sciolti vi collassino.

Fonte.

ottobre 26, 2023

Esplorando Cape Town: una città di meraviglie

 Benvenuti a Cape Town, la gemma sudafricana che vi lascerà senza fiato! Questa città, situata all’estremità meridionale dell’Africa, è una destinazione ricca di bellezze naturali, cultura vibrante e opportunità senza fine. Scoprirete come questa città sia un vero e proprio tesoro di esperienze memorabili tutte da scoprire.

Benvenuti a Cape Town, la gemma sudafricana che vi lascerà senza fiato! Questa città, situata all’estremità meridionale dell’Africa, è una destinazione ricca di bellezze naturali, cultura vibrante e opportunità senza fine. Scoprirete come questa città sia un vero e proprio tesoro di esperienze memorabili tutte da scoprire.

Dove inizia l’avventura.

Cape Town è famosa per la sua bellezza mozzafiato, dominata dalla maestosa Table Mountain, un’icona naturale che sovrasta la città. I viaggiatori possono salire in cima alla montagna tramite una funivia panoramica o attraverso un’escursione emozionante. Dalla cima, potrete godere di una vista spettacolare sulla città e sull’Oceano Atlantico, creando ricordi indelebili.

La punta del Capo, situata a sud-ovest di Cape Town, è un altro luogo imperdibile. Questo è il punto in cui l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano si incontrano, creando uno spettacolo naturale affascinante. Potrete passeggiare lungo i sentieri panoramici e ammirare la bellezza selvaggia di questo luogo.

Cultura e storia: il passato di Cape Town.

Cape Town è una città ricca di storia e cultura. Un luogo imperdibile è Robben Island, l’isola prigione dove Nelson Mandela fu tenuto prigioniero per 18 anni. Una visita guidata vi porterà attraverso le celle e le storie di coraggio e resilienza che hanno definito l’apartheid e la lotta per la libertà.

Il V&A Waterfront è un’area vivace e pittoresca che offre non solo negozi e ristoranti di classe mondiale, ma anche una vista mozzafiato sulla Table Mountain. Qui, potrete anche visitare il Two Oceans Aquarium, che vi darà un’opportunità unica di esplorare la vita marina dell’Oceano Atlantico e dell’Oceano Indiano.

Avventure all’aperto.

Gli amanti dell’avventura troveranno molte opportunità per sfidarsi a Cape Town. Il Parco Nazionale di Table Mountain è ideale per l’escursionismo, il trail running e l’arrampicata. Mentre viaggiate lungo le numerose piste, potrete scoprire la flora e la fauna uniche di questa regione.













Per gli appassionati di surf, le spiagge di Cape Town offrono onde incredibili. Muizenberg è un luogo perfetto per i principianti, mentre le spiagge di Noordhoek e Big Bay sono rinomate tra i surfisti più esperti. La scuola di surf locale offre lezioni per tutti i livelli di abilità

Gastronomia: sapori da scoprire.

Cape Town è una città che sa come deliziare il palato. La sua scena culinaria è variegata e sofisticata. Il mercato alimentare di Old Biscuit Mill è un luogo imperdibile da assaporare delizie locali, mentre i ristoranti lungo il Victoria & Alfred Waterfront offrono una vasta gamma di cucine internazionali.

Non dimenticate di provare il braai, il barbecue sudafricano, che è una tradizione culinaria profondamente radicata nella cultura del paese. Potrete assaporare carni succulente e saporite salse che vi faranno venire l’acquolina in bocca.

Opportunità di apprendimento e crescita.

Oltre alle attrazioni e alle avventure, Cape Town offre numerose opportunità di apprendimento e crescita. Le scuole locali offrono la possibilità di partecipare a corsi di lingua, programmi di volontariato e tirocini.

La città ospita anche numerosi organizzazioni no-profit e ONG impegnate in varie cause sociali, ambientali ed educative. Queste offrono opportunità uniche per i giovani per impegnarsi attivamente nelle questioni che più li interessano.

Una città per tutti.

Cape Town è nota per la sua atmosfera accogliente e inclusiva. La diversità culturale è celebrata qui, e le persone provenienti da tutto il mondo si sentono a casa. Questo rende Cape Town un luogo ideale per allargare le proprie prospettive e fare amicizia con persone provenienti da diverse culture e sfondi.

Un anno indimenticabile a Cape Town.

Cape Town è molto più di una destinazione turistica: è un luogo di scoperta, crescita e avventura. Per questo, Trinity Viaggi Studio ha pensato ad un esclusivo programma Exchange in Sudafrica della durata di un anno. I ragazzi che scelgono di passare un anno a Cape Town avranno l’opportunità di immergersi in una cultura vibrante, esplorare paesaggi spettacolari e sviluppare competenze importanti per il loro futuro, come l’apprendimento della lingua inglese.

L’anno trascorso a Cape Town arricchirà il bagaglio culturale e personale dei ragazzi. Inoltre, che si tratti di arrampicarsi sulla Table Mountain, di imparare la storia della lotta per la libertà sudafricana o di contribuire attivamente al cambiamento sociale, Cape Town offre un’esperienza completa.

Se siete pronti per un’avventura che cambierà la vostra vita e vi aprirà nuove prospettive, lasciatevi ispirare da questa città straordinaria e iniziate il vostro viaggio verso la scoperta, la crescita e il cambiamento. 

ottobre 18, 2023

Esperienze sensoriali: i cocktail più influenti per il 2023

 Sei pronto a immergerti in un mondo di sensazioni inebrianti? Il 2023 promette di essere un anno strabiliante per i cocktail, con nuove esperienze sensoriali che faranno impazzire i palati più raffinati e curiosi. Sì, perché il mondo della mixology è sempre alla ricerca di nuove frontiere, e quest’anno non fa alcuna eccezione. Preparatevi a sollevare il bicchiere e scoprire quali sono i cocktail più influenti per il 2023.

Sei pronto a immergerti in un mondo di sensazioni inebrianti? Il 2023 promette di essere un anno strabiliante per i cocktail, con nuove esperienze sensoriali che faranno impazzire i palati più raffinati e curiosi. Sì, perché il mondo della mixology è sempre alla ricerca di nuove frontiere, e quest’anno non fa alcuna eccezione. Preparatevi a sollevare il bicchiere e scoprire quali sono i cocktail più influenti per il 2023.

L’arte della tensione: “The Electric Zest”

Hai mai desiderato provare una scarica di energia mentre sorseggi il tuo drink preferito? “The Electric Zest” è ciò che fa al caso tuo. Questo cocktail estroso e vibrante unisce agrumi e spezie esotiche, ma la vera sorpresa arriva quando lo assaggi. Un tocco di sapore elettrizzante ti cattura, lasciandoti letteralmente con la bocca sgranata. 

Il viaggio dei sensi: “Around the World Sip”

Il mondo intero in un singolo sorso? Esatto! “Around the World Sip” è il cocktail che ti farà sentire come un avventuroso Indiana Jones. Questo capolavoro mixologico combina sapori prelibati da ogni angolo del pianeta. Dal gusto piccante dei jalapeños messicani all’elegante fragranza dei fiori di ciliegio giapponesi, ogni sorso ti porterà in un nuovo e affascinante paesaggio. E mentre il tuo palato si perde in questo tour sensoriale, il tuo spirito avrà la gioia di essere un cittadino del mondo, senza dover fare check-in o mostrare il passaporto.

L’Alchimia dell’Invisibile: “The Transparent Elixir”

Questo è uno di quei cocktail che sembra provenire da un altro pianeta. “The Transparent Elixir” è un’opera di alchimia moderna, un incrocio tra la scienza e l’arte, che renderà incerto ogni tuo presupposto sulle leggi della fisica. Un cocktail completamente trasparente, ma con un sapore incredibilmente ricco e avvolgente. Ogni sorso sarà un’esperienza quasi eterea, come se stessi bevendo l’essenza stessa del mistero.

Il Futuro è Dolce: “Holographic Dreams”

Chi avrebbe mai pensato che i sogni potessero essere a portata di mano in un bicchiere? Con “Holographic Dreams” tutto diventa possibile. Questo cocktail è un concentrato di fantasia. I colori si fondono in un vortice di tonalità iridescenti e il gusto è un tripudio di dolcezza. Chi avrebbe detto che il futuro sarebbe stato così aromatico?

L’Essenza dell’Essere: “Scented Identity”

Con “Scented Identity”, il cocktail diventa un’autentica esperienza olfattiva. Ogni sorso è un viaggio nella memoria, un tuffo nei ricordi e nelle emozioni. I profumi riconoscibili di fiori, erbe e spezie si intrecciano, evocando immagini e sensazioni profonde. È come se il cocktail avesse una personalità unica, capace di raccontare chi sei e chi vuoi essere, con un solo profumo.

Conclusioni 

Questi sono solo alcuni dei cocktail più influenti per il 2023. Esperienze sensoriali mozzafiato che vi sorprenderanno e vi affascineranno. Quindi, alzate il calice e scoprite l’ebbrezza di un nuovo viaggio nel regno della mixology. Lasciatevi guidare da sapori unici e da un’arte capace di soddisfare tutti i vostri sensi, perché, come si suol dire, la vita è troppo breve per non assaporarla fino in fondo. 

Alla salute!

ottobre 14, 2023

 Cyber, sanità e Pnrr: una sfida di portata strategica

La sanità è oggigiorno un settore cruciale per capire l’ampiezza delle attuali necessità di difesa in campo cyber, delle minacce che oggi devono affrontare i servizi per i cittadini e delle sfide per costruire infrastrutture resilienti e robuste.


La battaglia cyber per la sanità

Alessandro Curioni, dirigente di Di.Gi Lab, consulente in ambito cyber per Leonardo e docente all’Università Cattolica di Milano, a inizio gennaio su Panorama indicava in un “matrimonio da farsi a tutti i costi” quello che doveva essere promosso tra sicurezza in ambito cyber e sanità[1]. Commentando un attacco ransomware avvenuto all’Ospedale di Alessandria, Curioni, tra i massimi esperti italiani di cybersicurezza, sottolineava l’amara constatazione che infrastrutture critiche nazionali come quelle sanitarie versino in uno stato di “cyber-abbandono. Vero che i decennali ritardi non si recuperano in un paio di anni, ma la descrizione dello stato dei sistemi fornita dagli stessi aggressori è deprimente”. Ragnar Locker, il gruppo hacker che ha attaccato l’ente di Alessandria, arrivò a sottolineare di non essere andato oltre un attacco ransomware e di non aver voluto bloccare i sistemi per “non mettere a rischio la vita delle persone”.


Un caso tra molti, quello riportato da Curioni, per ricordare quanto ampie siano le praterie in cui gruppi hacker di ogni tipo, e anche potenziali attori malevoli di matrice statuale, possano infiltrarsi nel terreno della sanità nazionale. I dati dei cittadini italiani conservati nelle infrastrutture digitali degli ospedali fanno gola a molti attori desiderosi di bucare le strutture delle aziende sanitarie per chiedere riscatti. L’esplosione del numero di device interconnessi, dai macchinari di ultima generazione ai dispositivi dell’amministrazione delle strutture sanitarie, espone a un incremento del perimetro d’attacco. La crescente connessione dei dispositivi dei dipendenti alle reti interne delle strutture sanitarie espone anche alla possibile “contaminazione” di minacce cyber tra un dispositivo e l’altro. Come spesso accade in campo cyber, il fattore chiave è quello umano: immaginiamo un dipendente, magari un infermiere, stanco e stressato dopo un lungo turno in corsia che alla fine del suo servizio si connette a una rete interna, e ivi apre sul suo cellulare privato una mail di phishing.


Come avvengono le minacce cyber più comuni

Una rete digitale poco schermata può portare eventuali virus capaci di produrre attacchi ransomware o di Distributed Denial of Service (DDoS) a “esplodere” all’interno dei device della struttura sanitaria. L’interconnessione tra i dispositivi (Internet of Things) può moltiplicare il numero dei bersagli.[2] Del resto, secondo i dati Clusit, ben il 64% degli incidenti più gravi a livello globale ha come causa azioni “maldestre”, degli utenti o del personale informatico nelle aziende.


Per quanto desiderosi di trovare una “porta aperta” per le loro intrusioni, i gruppi di hacker intenzionati ad attaccare un ospedale devono, in qualche modo, sfruttare spesso ingressi di servizio. Fondamentale è per le strutture sanitarie evitare che l’inizio dell’infezione diventi epidemico.


Il settore Healthcare, ricorda il Clusit, è stato col 12% degli attacchi il secondo più colpito su scala globale nel 2022. In Italia i casi più eclatanti, oltre al citato esempio di Alessandria, hanno riguardato altri importanti poli del Servizio Sanitario Nazionale.


L’ondata di attacchi

A settembre e novembre 2021 un’anticipazione era stata data dall’uno-due con cui il polo ospedaliero San Giovanni Addolarata prima e l’Asl Roma 3 erano stati colpiti nella Capitale. L’1 maggio 2022, in un giorno di relativa esposizione per la situazione di festività, i presidi ospedalieri e territoriali milanesi legati al Fatebenefratelli e al Sacco sono stati colpiti per diverse ore da un attacco ransomware. 500 i server in tilt in questo caso. E molto duro è stato anche l’attacco della seconda metà di agosto del 2022 agli ospedali Martini e Maria Vittoria di Torino, che per una settimana ha costretto i medici e i funzionari a rinunciare ai servizi Ict per gestire prenotazioni e servizi.[3]


Più di recente, è stato da segnalare un attacco all’Ospedale Universitario di Parma, avvenuto il 28 febbraio 2023, che avrebbe compromesso molti dati sanitari dei pazienti. Nelle stesse ore, fino all’1 marzo, è andato a terra anche il sistema gestionale del Niguarda di Milao.


Le vulnerabilità cyber della sanità

Insomma, parliamo di un problema diffuso capace di aprire a diverse considerazioni di ordine strategico in ambito tecnologico e non solo. Vale sicuramente quanto detto da Giuliano Pozza, Chief Information Officer presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, che dialogando con Trend Sanità ha ricordato come in ambito Healthcare “le vulnerabilità sono maggiori. Infatti, la frammentazione, almeno in Italia, della governance sanitaria, la mancanza di regolamentazioni stringenti (che ci sono ad esempio nel mondo bancario) e l’inadeguatezza quantitativa delle risorse a disposizione (parliamo di budget ma anche di professionisti qualificati) rendono la sanità un bersaglio tutt’altro che complicato”.[4]


C’è poi da aggiungere il fatto che l’attenzione del settore degli hacker e delle organizzazioni malevole di matrice statuale, legata a Paesi ostili al campo euroatlantico a cui l’Italia fa riferimento (Cina e Russia in testa) è stata amplificata dalla pandemia e dalla corsa allo sviluppo dei vaccini. Al cui interno il tema della sicurezza dei dati sui test e dei cittadini oggetto dei trial sperimentali e delle inoculazioni è diventato fondamentale. Inoltre, nelle filiere della sanità l’aumento della digitalizzazione nei processi critici delle filiere di governance dei servizi essenziali e le mutate esigenze operative delle principali aziende interagenti con le strutture sanitarie e che hanno consentito ai propri dipendenti il lavoro da remoto hanno incrementato in maniera significativa il rischio cyber.[5]


Il nodo filiere

Nel dicembre 2020 Pierluigi Paganini, membro del Gruppo CTI dell’ENISA (European Union Agency for Network and Information Security), in un’ampia rassegna delle minacce al settore sanitario sostanziatasi in una pubblicazione del Centro Italiano di Strategia e Intelligence già nel dicembre 2020 faceva presente che la sicurezza ICT e cyber delle filiere sanitarie era esposta da un perimetro moltiplicato dimensionalmente dall’interazione con aziende di vario tipo e dalla compresenza di strutture digitali di varia evoluzione tecnologica: “La concorrente presenza di vecchie e nuove tecnologie in sistemi di aziende” o in apparati sanitari di vario tipo “appartenenti alle principali filiere che implementano diversi gradi di sicurezza ha acuito le problematiche” per il mondo sanitario, aumentando le “porte di servizio” di cui si diceva.


Per Paganini, che nella sua disamina prendeva le mosse principalmente dal tema, ai tempi attualissimo, del rapporto tra strutture sanitarie e campagna vaccinale, “ulteriore elemento di preoccupazione è l’impatto della globalizzazione sul mercato farmaceutico che ha costretto le aziende a esternalizzare un numero  crescente di servizi per ridurre i costi”. Un altro profilo di rischio, dunque, per le aziende sanitarie che spesso si interfacciano ai grandi player farmaceutici per servizi di primaria importanza. Tutto ciò “espone le aziende del settore a rischi significativi connessi alla catena di approvvigionamento, inclusa la  possibilità di rischi di sicurezza informatica di terze parti”.[6]


Il pericolo di esposizione agli attacchi è aumentato in maniera esponenziale, e di fronte a questi aumenti notevoli delle minacce in ambito sanitario “maggiormente esposte sono proprio le organizzazioni più piccole, le quali possono essere prese di mira e sfruttate come ponte per attaccare aziende più  grandi con cui collaborano”. Per ogni Niguarda o Sacco forati c’è sicuramente a monte un Ospedale di Alessandria o un altro centro più periferico in cui l’attacco ha avuto inizio, insomma.


Le prospettive dell’Italia

In quest’ottica, dunque, vediamo come l’Italia debba ancora pienamente attrezzarsi per diventare una nazione capace di grandi capabilities in termini di cyber-sicurezza, cyber-resilienza e protezione a monte dagli attacchi informatici. E la sanità non fa eccezione in questo sentiero di sviluppo che presenta ancora grandi margini di miglioramento.


Ciononostante, da alcuni anni il sentiero di sviluppo del sistema-Paese è sempre meno stretto. L’istituzione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn) da parte del governo Draghi, nel 2021, è da vedere non solo come il punto di partenza per una nuova consapevolezza del Paese in ambito di tutela Ict ma anche come quello di arrivo di una serie di decisioni del Legislatore che hanno avanzato la normativa nazionale, in conformità a quella europea.


Nel 2016  la nuova Direttiva Europea NIS (Network and Information Security) ha sancito un profondo cambiamento di approccio alla problematica. Dall’istituzione dei centri di garanzia e certificazione delle risposte operative alle minacce cyber alla promozione di un novero sempre più ampio di competenze specialistiche e operative a livello diffuso la direttiva Nis impone la crescente professionalizzazione dei settori oggetto di minacce informatiche e il rafforzamento della consapevolezza tra i dipendenti. Premessa per quella “sicurezza condivisa” che è prioritaria in ambito cybernetico.[7]


Paolo Lezzi, Vice-presidente dell’European Center for Advanced Cyber Security, ha pubblicato su Il Sussidiario un ampio articolo in cui ha ricordato la necessità di fare dell’Acn il pivot di un processo di sviluppo che, in quest’ottica, deve puntare l’Agenzia a supervisionare un processo di coordinamento tra attori pubblici e privati per la costruzione di questa sicurezza.


Questo sembra anche il più chiaro modus operandi per conseguire risultati pratici e vincenti in termini di cybersicurezza per la sanità. La Direttiva NIS invita a creare un protocollo di risposta in ogni Paese per permettere alle aziende ospedaliere e al mondo della sanità di resistere ai “down” imposti da un’offensiva cyber. Per l’Italia, ha ricordato AgendaDigitale.eu, tale protocollo è stato predisposto dal CINI Cybersecurity National Lab (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica e dal CIS-Sapienza (Research Center of Cyber Intelligence and Information Security – Sapienza Università di Roma) e si basa su cinque punti:


Identify (censimento delle risorse da proteggere),

Protect (messa a punto delle misure di sicurezza),

Detect (rilevamento delle minacce e delle anomalie),

Respond (predisposizione dei piani di risposta agli attacchi),

Recover (ripristino della situazione).

In quest’ottica, appare chiaro notare come i primi due punti siano quelli decisivi in cui il piano cyber della pubblica amministrazione sanitaria si gioca il suo successo. Un sistema robusto, resiliente, capace di evitare di essere bucato da attori ostili o colpito da crisi sistemiche renderà necessario in minori casi la risposta e il contrattacco alle minacce.


Per uno sviluppo sistemico della sicurezza cyber in ambito sanitario il volano tra investimenti pubblici e interventi privati e il coinvolgimento dell’Acn come struttura di coordinamento e controllo potranno essere favoriti dal ruolo del Recovery Fund e del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Essi stanziano formalmente per la cybersicurezza 623 milioni di euro, 174 dei quali serviranno ad abilitare le strutture dell’Acn, 147 per per i laboratori di scrutinio e certificazione tecnologica e 300 per il rafforzamento delle capacità cyber delle strutture pubbliche.


Si è giustamente sottolineato che i fondi siano di natura inferiore alle esigenze del sistema-Paese, ma guardando ai punti 1 e 2 del protocollo NIS per la sanità notiamo che la parte decisiva della strategia, in ambito healthcare, si giochi piuttosto nella digitalizzazione a monte piuttosto che nella gestione operativa delle procedure cyber, che possono essere affidate anche ai “battaglioni” digitali dell’Acn e delle forze di sicurezza, su cui si gioca la sicurezza. In altre parole, la sfida della sicurezza cyber in sanità si vincerà in primis costruendo strutture sempre meno forabili e in secondo luogo plasmando un personale cosciente della corretta gestione dei sistemi. Più ancora dei finanziamenti diretti al cyber, che agiscono a livello di ecosistema, sono decisivi per la sanità nel PNRR. 1,19 miliardi di euro saranno garantiti alle aziende ospedaliere per la sostituzione delle apparecchiature sanitarie, per contribuire all’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero e per rafforzare la resistenza Ict delle strutture. Altri 1,3 miliardi di euro verranno garantiti alle tecnologie abilitanti per creare servizi in cloud, di Software as a service (Saas) e di immagazzinamento dati capaci di sostenere i progetti di Fascicolo sanitario elettronico (Fse) dei cittadini e altri progetti di sanità pubblica digitalizzata.


La natura di anello debole del fattore umano, in quest’ottica, dovrà a nostro avviso andare di pari passo con un importante programma di re-skilling delle risorse umane della sanità e di rafforzamento della consapevolezza dei primi utenti del sistema sanitario, i suoi dipendenti, circa il rischio che comportamenti lassisti o sbagliati può produrre in termini di sistema. Ad oggi – per fortuna – l’Italia subisce principalmente attacchi ransomware o a fini di riscatto. Ma in quest’ottica è da sottolineare il fatto che casi come l’attacco del 2021 all’Ospedale di Dusserdolf che ha fatto saltare i servizi di garanzia per la tutela dei pazienti e portato alla morte di una donna rappresentano un precedente inquietante che non dobbiamo escludere neanche per il nostro Paese. Gruppi hacker senza scrupoli o “lunghe mani” di attori statuali malevoli potrebbero pensare di mettere in ginocchio la sanità italiana con attacchi strategicamente mirati contro le arterie più fragili del nostro sistema sanitario nazionale e l’Ict degli ospedali va indicato nel più stretto cerchio di infrastrutture critiche da proteggere, valorizzare e consolidare. Assieme a energia, telecomunicazioni, Difesa, infrastrutture di trasporto e organizzazioni di pubblica sicurezza la sanità è nel perimetro più importante da guardare, passo dopo passo, perché le minacce cyber non penetrino. E possiamo dire che si tratta, fuori da ogni eufemismo, di una questione di vita o di morte.

Fonte.

ottobre 12, 2023

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia è un argomento affascinante e complesso. La magia nera, intesa come pratica di incantesimi e rituali con intenti malevoli o distruttivi, ha giocato un ruolo significativo in vari contesti storici e culturali. Tuttavia, è importante sottolineare che le rappresentazioni della magia nera variano ampiamente in base al periodo storico, alla cultura e alla prospettiva individuale.

L’influenza della magia nera nella cultura popolare e nella storia è un argomento affascinante e complesso. La magia nera, intesa come pratica di incantesimi e rituali con intenti malevoli o distruttivi, ha giocato un ruolo significativo in vari contesti storici e culturali. Tuttavia, è importante sottolineare che le rappresentazioni della magia nera variano ampiamente in base al periodo storico, alla cultura e alla prospettiva individuale.

Cenni storici.

Nella storia, ci sono state varie pratiche che potrebbero essere etichettate come magia nera. Ad esempio, nell’antica Mesopotamia e nell’antico Egitto, erano comuni le pratiche magiche con intenti sia benefici che malevoli. Nel corso del tempo, molte culture hanno sviluppato rituali e incantesimi che potevano essere utilizzati per scopi negativi o per danneggiare gli altri. Tuttavia, va notato come le pratiche magiche sono sempre state varie e complesse, con diverse sfumature e interpretazioni.

Medioevo ed Età Moderna.

Durante il Medioevo e l’Età Moderna in Europa, c’è stato un aumento dell’isteria legata alla stregoneria e alla magia nera. Questo periodo è noto per la caccia alle streghe, in cui molte persone, spesso donne, venivano accusate di praticare la magia nera e venivano perseguitate e giustiziate. Questo fenomeno è stato influenzato da molteplici fattori, tra cui le paure collettive, la religione e le tensioni sociali. 

Nell’antica Mesopotamia, che oggi corrisponde all’attuale Iraq, la magia faceva parte integrante della religione e della cultura mesopotamica e veniva utilizzata per vari scopi. Ecco alcune pratiche di magia nera effettuate: 

Maledizioni e incantesimi di vendetta: come in molte culture, anche nella Mesopotamia antica potevano essere eseguiti incantesimi per danneggiare o vendicarsi di nemici o di coloro che venivano considerati responsabili di ingiustizie.

Invocazione di demoni: gli antichi mesopotamici credevano nell’esistenza di una varietà di spiriti e demoni, alcuni dei quali considerati malvagi. Gli stregoni potevano cercare di invocare questi spiriti per ottenere potere o per causare danni agli altri.

Manipolazione dell’energia vitale: alcune pratiche magiche mesopotamiche coinvolgevano la manipolazione dell’energia vitale di una persona per influenzare la sua salute o la sua vita. Questo poteva includere incantesimi per ridurre l’energia vitale di un individuo e indebolirlo.

Pratiche funerarie malevole: in alcuni casi, potevano essere eseguite pratiche magiche malevole sui defunti o nelle vicinanze delle tombe per influenzare gli spiriti o causare danni a coloro che avrebbero interagito con i defunti.

Cultura popolare.

Nella cultura popolare, la magia nera ha ispirato numerosi racconti, leggende, libri e film. Queste rappresentazioni spesso esagerano e drammatizzano le pratiche magiche ai fini dell’intrattenimento. Storie di stregoni malevoli, maledizioni e rituali oscuri hanno alimentato l’immaginario collettivo e contribuito alla diffusione delle idee sulla magia nera. È importante notare che l’idea di questa magia può variare ampiamente tra le diverse culture e le diverse epoche storiche. Ciò che è considerato magia nera in un contesto culturale potrebbe non esserlo in un altro, poiché le valutazioni morali e le credenze cambiano da luogo a luogo. 

Conclusioni.

L’influenza della magia nera sulla cultura popolare e nella storia è una questione complessa che riflette sia le credenze e le paure umane che le rappresentazioni artistiche e narrative. La magia nera ha lasciato un segno duraturo nella cultura, nella letteratura e nell’immaginario collettivo, ma è importante considerare il contesto storico e culturale in cui queste rappresentazioni sono emerse.


Se desideri saperne di più, contatta un esperto del settore come Ismaell e il suo Studio Esoterico.


ottobre 10, 2023

“Fuori gioco” un libro sul grande intreccio tra calcio, geopolitica, finanza.

Con grande piacere presentiamo, su gentile concessione di autori e editore, un estratto di “Fuori gioco”, libro edito da Paperfirst e scritto dai giornalisti Gianluca Zanella e Antonio Massari sul grande intreccio tra calcio, geopolitica, finanza.

Chi detiene – oggi – il controllo di uno sport in grado di spostare consensi, di ripulire l’immagine di un Paese, di iniettare nelle vene giuste fiumi di denaro? Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi – guidati dai nuovi “messia del pallone” – fanno tesoro di esperienze (e sbagli) maturati in Europa per generare un sistema, oliato da un imponente flusso di oro nero, che sta rivoluzionando i canoni del calcio mondiale. Ma è ancora lo stesso calcio?


Chi ha mercificato il calcio?

«Salam aleikum, thank you very much», esordisce l’uomo in camicia bianca, cravatta e abito scuro, dinanzi a una platea di ministri – sceicchi in sandali e abiti tradizionali. «Passeremo i prossimi minuti parlando di football e probabilmente la prima domanda da farsi è: perché dovremmo parlare di football? 

Cosa ha da spartire il football con i servizi di un governo e con gli affari?» Già, bella domanda. Soprattutto per il contesto: il convegno è stato organizzato dal governo degli Emirati Arabi (siamo nel marzo 2014).

[…] Mezzo secolo prima (era il 31 dicembre 1970), in un’intervista a «L’Europeo», Pier Paolo Pasolini diceva: «Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo […]». […] Ma cos’è il calcio nel nuovo millennio?

 Il modello di business di un club di calcio.

Il manager in abito scuro, dinanzi agli sceicchi degli Emirati Arabi, nel 2014 spiega con chiarezza: «Se vi chiedeste, vent’anni fa, trent’anni fa, quale fosse il modello di business di un club di calcio, era esattamente lo stesso di un circo, nel senso che avreste preso soldi da gente che andava allo stadio per vedere lo spettacolo dal vivo. […]. 

Oggi [quello del calcio] somiglia al modello di business della Walt Disney o Warner Bros. Walt Disney ha un personaggio: Mickey Mouse. La Warner Bros, Bugs Bunny. Con i personaggi fanno programmi tv, film, vendono cappelli. I club di football fanno la stessa cosa. Noi non abbiamo Mickey Mouse. Noi abbiamo Sergio Agüero. 

Cifre iperboliche per vendere diritti tv, cappelli e giochi.

E con Sergio Agüero vendiamo tv, cappelli, giochi…». Questo è il calcio oggi: «l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo», con Messi e Ronaldo nei panni di Topolino e Bugs Bunny, pagati cifre iperboliche per vendere diritti tv, cappelli e giochi, in un mercato miliardario sempre più colonizzato dai sacerdoti di un altro dio al quale Pasolini aveva dedicato le sue attenzioni: il petrolio. 

E non sembra un caso che proprio adesso – mentre il dio petrolio sembra inesorabilmente destinato a perdere potere, considerata l’insostenibilità della nostra dipendenza dalle fonti combustibili fossili – gli sceicchi investano nel tempio del dio calcio. […]

Fonte.

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